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"Bloody" Sam Peckinpah

“Forse io mostro la vera essenza del sogno americano, del mito del successo. Il sogno americano è un qualcosa avvolto nella plastica, un bell’imballaggio con l’etichetta appiccicata sopra […] Questo paese è pubblicità, è lavaggio del cervello, è merda. E’ un continuo spingere prodotti e persone senza fare alcuna distinzione fra i due.” (Sam Peckinpah)

Sangue irlandese, gallese, olandese e pellerossa nelle vene, nonno materno, padre e fratello giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti, cresciuto in mezzo alla natura e ai discorsi sulla legge, la giustizia e la verità, Sam Peckinpah era fermamente deciso a non seguire le orme familiari nella professione giuridica. Trovò la sua strada nell’esercizio della regia cinematografica, un percorso artistico intriso di rabbia e violenza a livelli mai visti nel cinema hollywoodiano che, negli anni della profonda crisi, ha contribuito a rinnovare in maniera decisiva per stile e contenuti, con storie dominate da eccezionali figure antieroiche simili al loro narratore. Perdenti senza redenzione, fuorilegge incalliti eppure dotati di un’etica incrollabile tramite i quali ha denunciato ferocemente e senza mezzi termini le contraddizioni e le ipocrisie della così detta società civile e la conseguente, inesorabile crisi della modernità.

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